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L'Arte di Vincere, di Phil Knight by Filippo Venturi

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Ieri notte, alle due, ho finito l'autobiografia di Phil Knight. Si tratta di un libro molto scorrevole che racconta come il fondatore della Nike sia passato dall'essere un ventenne curioso di vedere il mondo (in un'epoca dove si era mal visti nel viaggiare senza un motivo preciso, a partire da suo padre) e di realizzare il proprio sogno di vendere scarpe al diventare il fondatore del colosso che oggi tutti conosciamo.
Il libro narra i primi viaggi di Phil in Giappone, dove ancora riecheggiavano le due bombe nucleari e dove la differenza e diffidenza culturale creerà situazioni imbarazzanti e indecifrabili, col nostro eroe che ad un certo punto si troverà ad inventarsi il nome dell'azienda che ancora non ha creato per sottoscrivere un accordo preliminare con i giapponesi della Onitsuka, diventandone inaspettatamente il rivenditore per gli USA.
La narrazione prosegue raccontando l'evoluzione dell'azienda (con sullo sfondo il gigante Adidas), compreso il modo rocambolesco con cui sceglieranno il nome Nike ed il logo, e della vita personale dell'autore, mantenendo un tono informale, autoironico, trasmettendo al lettore il desiderio di dare il massimo nel proprio campo.
Sicuramente lodevole lo spazio dedicato ai suoi collaboratori, strambi e buffi, ma a cui riconosce la brillantezza e i meriti che hanno dimostrato nel proprio lavoro. Ne risente l'aspetto familiare, raccontato in modo discontinuo e superficiale, ma tutto sommato non ho sentito la necessità di un approfondimento.
La galoppata, iniziata negli anni '60 e durata fino agli inizi degli anni '80, si conclude con l'ultimo capitolo che compie un salto di 27 anni, siamo nel 2007, i ragazzi che hanno dato tutto per la Nike sono ormai anziani, il leggendario Bill Bowerman è morto, qualcuno ha "tradito" andando a lavorare per Adidas, altri si sono ritirati a vita privata e confesso che è stato un colpo basso pensare al tramonto di quel gruppo di giovani talenti.
Insomma un libro molto piacevole, interessante e stimolante, che consiglio.

"Alla mia sinistra c'era il Partenone, che Platone aveva visto costruire da squadre di architetti e muratori. Alla mia destra il tempio di Atena Nike. Duemilacinquecento anni prima, stando alla mia guida, avevo ospitato un bellissimo fregio della dea Atena, ritenuta portatrice di nike, la vittoria. [...] Non so quanto tempo rimasi li, ad assorbire l'energia e il potere di quel luogo epocale. Un'ora? Tre? Non so quanto tempo dopo ho scoperto una commedia di Aristofane ambientata nel tempio di Nike, in cui il guerriero dona al re... un paio di scarpe nuove. Non so quando mi resi conto che il titolo inglese di quell'opera era Knights. So che quando mi girai per andarmene notai la facciata marmorea del tempio, che gli artigiani greci avevano decorato con varie scene ammalianti, compresa la più famosa, in cui la dea si china inspiegabilmente... a riallacciarsi un sandalo."