È ancora necessario riconoscere e ribadire il ruolo delle donne dietro la macchina fotografica?
Secondo me, sì.
Se nei grandi centri artistici e culturali le fotografe hanno trovato gli spazi e i riconoscimenti che meritano, fuori da questi la massa ancora le percepisce attraverso catalogazioni: a volte descritte come le "amanti di" o le "assistenti di" qualche fotografo celebre oppure abbinate a una narrazione che necessita di qualche elemento extra, come "la bambinaia talentuosa, scoperta postuma" con cui viene presentata Vivian Maier. Ma quelli femminili sono sguardi, punti di vista e sensibilità che integrano il racconto di un mondo che, a livello visivo, per troppo tempo è stato parziale e lacunoso. Un libro letto senza accorgerci che qua e là aveva molte pagine mancanti.
Oggi si conclude la mostra "Essere Umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo". Dopo diverse esposizioni dedicate a grandi fotografi uomini, i Musei San Domenico hanno scelto di puntare sulle donne.
La fotografia è un linguaggio capace di testimoniare eventi storici, usi e costumi, ma anche di esplorare aspetti più astratti e intimi. Le autrici in mostra hanno usato il linguaggio della fotografia documentaria, al pari dei colleghi uomini, ma hanno anche rivolto l'obiettivo verso storie personali, facendosi guidare dall'empatia che scaturiva da certi incontri e mettendosi a disposizione delle persone.
Un ri-equilibrio della visione del mondo, passato e presente, attraverso lo studio e l’osservazione da un punto di vista femminile, che richiederà ancora tempo e risorse ma rappresenta un'opportunità per studiare e capire a fondo la fotografia.