Interview

Intervista per TeleRomagna by Filippo Venturi

Su TeleRomagna è uscita una mia intervista con Francesca Leoni, dove parlo di me e del mio reportage “Riders ai tempi del Coronavirus”, uscito nei giorni scorsi su “The Guardian”.

Il video è visibile nel seguente link:
I nostri “riders” sul “Guardian”, nuovo progetto fotografico di Filippo Venturi

Intervista a Steve McCurry per FotoIT by Filippo Venturi

Sulla rivista FOTOIT di novembre una mia intervista a Steve McCurry in occasione dell’inaugurazione della sua mostra “Cibo” a Forlì, corredata da un paio di miei ritratti al fotografo statunitense :)

Riprese video e fotografie di backstage del prezioso Andrea Bonavita!
Sito ufficiale: www.fotoit.it

Pubblicazione su Bird in Flight by Filippo Venturi

Sul magazine ucraino "Bird in Flight" è uscito il mio lavoro fotografico sui nostalgici fascisti di Predappio, accompagnato da una mia lunga intervista su questo fenomeno e sulla situazione politica in Italia: precedente alla crisi di Governo degli ultimi giorni ma che, per tendenze descritte e masochismo italico, rimane attuale.

L’articolo originale è visibile QUI.

Su CLIC.HÉ la recensione del mio libro fotografico by Filippo Venturi

Su CLIC.HÉ la recensione del mio libro fotografico sulla Corea del Nord e del Sud!

Grazie a Tina Miglietta per la recensione e a Sandro Bini per l'interesse verso il mio lavoro.

Questo il link all’articolo originale: LINK

Il segno dell’infinito che unisce la Corea del Nord a quella del Sud in un abbraccio simbolico, in un destino così apparentemente diverso eppure inscindibile. “Made in Korea ∞ Korean Dream” è il libro fotografico di Filippo Venturi ed edito da Emuse che narra la storia di questo Paese che vuole esibire la propria eccellenza al mondo intero attraverso la modernità e lo sviluppo economico a Sud e tramite un riscatto politico che ha come meta la riunificazione e l’indipendenza, a Nord.
E’ proprio l’infinito, raffigurato dal nastro di Möbius, che esprime al meglio tale concetto come se esistessero un solo lato e un solo bordo: dopo aver percorso un giro, ci si trova dalla parte opposta e solo dopo averne percorsi due ci ritroviamo sul lato iniziale. Quindi si potrebbe passare da una superficie all’altra senza attraversare il nastro e senza saltare il bordo, ma semplicemente camminando a lungo.

Il libro è composto da 63 immagini ed ha la particolarità di essere double face: un lato racconta la Corea del Nord (Korean Dream) e l’altro lato la Corea del Sud (Made in Korea). I testi che accompagnano le foto sono stati scritti dall’autore stesso e dalla giornalista italo-giapponese Junko Terao

L’idea del progetto nasce nel 2015 ed inizialmente si focalizza solo sulla Corea del Sud, Paese poco inflazionato a livello fotografico e protagonista assoluto di avvenimenti importanti negli ultimi decenni: in poco più di mezzo secolo è passato dall’essere una delle nazioni più povere al mondo ad essere una delle più moderne con ripercussioni notevoli sui giovani coreani. Da un lato essi sono gli autori principali di questa trasformazione e dall’altro ne subiscono gli effetti collaterali: la forte competizione e lo studio eccessivo portano a risultati positivi per il Paese, provocando anche una situazione di profondo stress, di isolamento sociale e perfino di tristi primati come quello di avere una media di 43 suicidi al giorno.

Il progetto non sarebbe stato completo senza il viaggio alla scoperta della Corea del Nord, iniziato due anni dopo con numerose difficoltà. Sono occorsi mesi per ottenere i permessi necessari e Filippo è stato sempre scortato da guide che decidevano anche cosa poter fotografare e cosa no e che all’occorrenza ritraevano esse stesse il fotografo per documentarne ogni passo. Appare così un quadro completo dell’intera Corea e vengono esaltati gli elementi in comune tra Nord e Sud, soprattutto il forte senso del dovere verso la propria patria al punto tale che il Bene collettivo del Paese è anteposto ad ogni interesse personale.

“Mi sono confrontato con l’editore per decidere come impaginare questo lavoro senza mettere in evidenza un capitolo piuttosto che un altro e quindi abbiamo scelto di rendere il libro sfogliabile da entrambe le parti dando al lettore la libera scelta di iniziare da una o dall’altra Corea, divise a metà dal 38° parallelo”.

A livello editoriale è stata così ricostruita la questione geo politica, coniando due titoli che la rappresentano al meglio. “Korean Dream” è il sogno dei nord coreani di riunificare le due Coree anche a costo di subire la dittatura del loro supremo leader Kim Jong-un e “Made in Korea” per dare un’impronta più commerciale al Sud.

Tutte le fotografie sono rigorose, raffinate ed estremamente equilibrate. L’occhio del fotografo esplora la realtà e ci restituisce immagini dove tutto sembra essere al posto giusto grazie anche alla capacità dell’autore di parlare dell’uomo moderno e dei propri malesseri. Sono presenti anche ritratti frontali, rigorosamente senza sorrisi, ma con libera scelta della postura e dai vari dettagli si può evincere il carattere e le abitudini delle persone ritratte.

Il libro è alla seconda ristampa ed ha avuto importanti riconoscimenti tra cui il secondo premio al Sony World Photography Award 2016.

E’ possibile acquistare “Made in Korea ∞ Korean Dream” sul sito dell’editore www.emusebooks.com , mentre notizie dettagliate sull’autore e sui suoi lavori sono al link www.filippoventuri.photography

Tutto ciò è stato il tema della trasmissione radiofonica Parole di Luce, andata in onda il 19 giugno scorso, condotta da Sandro Bini e Martin Rance e a cura di Novaradio e Associazione Culturale Deaphoto.

Filippo Venturi (nato a Cesena nel 1980) è un fotografo documentarista italiano.
Le sue opere sono state pubblicate su diversi giornali e riviste come The Washington Post, Newsweek, Financial Times, Vanity Fair, Der Spiegel, Die Zeit, Das Magazin, Internazionale, La Stampa, Geo, Marie Claire, Gente, D di Repubblica, Io Donna del Corriere della Sera.
Negli ultimi tre anni è stato impegnato in un progetto nella penisola coreana, ricevendogli il premio Sony World Photography, il premio LensCulture Emerging Talent, il premio Il Reportage, il premio Voglino e il Portfolio Italia – Grand Prix Hasselblad.
Le sue opere sono state esposte in Italia e all’estero in spazi espositivi come il Foro Boario a Modena come “Nuovo Talento” della Fondazione Fotografia Modena, MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma, Somerset House a Londra, U Space a Pechino, Willy Brandt Haus a Berlino, Kaunas Photo Festival in Lituania e Sony Square a New York City.

Tina Miglietta nasce nel 1966 a Livorno. Ha vissuto in diverse parti d’Italia ed è tornata da poco nella sua città natale. E’ appassionata di fotografia come specchio per le emozioni intime e nascoste e come arte per dare ad esse nuovi colori e forme. Ricerca la naturalezza delle tinte che possano rasserenare e mettere a tacere i rumori della mente.

Intervista per Rai3 / TG3 nel Mondo by Filippo Venturi

Sabato 20 ottobre, alle 22.40, sono stato su Rai3, ospite della trasmissione "TG3 nel Mondo", per parlare di Corea del Nord e del Sud con la giornalista e conduttrice Maria Cuffaro!

Ho fatto "concorrenza" ad Alberto Angela su Rai1 :)

Il video dell’intervista è visibile qui (dal minuto 21:54).

Fino al 28 ottobre il mio progetto fotografico sulla penisola coreana sarà esposto al Festival della Fotografia Etica di Lodi!

Tutte le informazioni sulla mostra e sul festival, qui: Mostra al Festival di Fotografia Etica di Lodi.

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Intervista per Il Manifesto by Filippo Venturi

Oggi, su Il Manifesto, una mia intervista a cura di Simone Pieranni, in occasione della mia mostra al Festival della Fotografia Etica di Lodi :)

Parlo di penisola coreana e di fotografia in generale!

Sogni coreani infranti
INTERVISTA. Un incontro con Filippo Venturi, ospite al Festival della Fotografia Etica
Simone Pieranni, 06.10.2018

Da oggi a Lodi prende il via la nona edizione del Festival della Fotografia Etica. Come scrivono Alberto Prina e Aldo Mendichi che, con il Gruppo Fotografico Progetto Immagine, organizzano la manifestazione, «questa edizione della rassegna internazionale si è data l’obiettivo di diffondere sempre più maggiormente il linguaggio fotografico, e la sensibilità culturale che ne consegue, tra i non addetti ai lavori». Nella sezione «Uno sguardo sul mondo» ci sarà anche Made in Korea e Korean Dream, parti del progetto comune di osservazione della penisola coreana e delle sue trasformazioni negli ultimi 64 anni di Filippo Venturi, un fotografo documentarista italiano, i cui lavori sono stati pubblicati in diversi giornali e riviste come «The Washington Post», «Financial Times», «Vanity Fair», «Die Zeit».

La tua immagine della penisola coreana prima di andare a scattare coincide con quanto hai trovato là?
Il mio lavoro sulla penisola coreana è iniziato nel 2014. Il primo anno l’ho trascorso studiando la Corea del Sud, osservando altri lavori fotografici sul paese, cercando contatti sul posto che potessero aiutarmi negli spostamenti, nell’entrare nei luoghi di mio interesse e nell’effettuare interviste. Soltanto l’anno successivo ho visitato il paese e realizzato le fotografie. La stessa cosa è avvenuta con la Corea del Nord: ho passato il 2016 a preparare il secondo capitolo del mio progetto (comprese la lunga burocrazia per ottenere il visto giornalistico) e nel 2017 ho viaggiato e fotografato il paese. In entrambi i casi avevo una immagine ben chiara della penisola ma, dopo averla attraversata, ammetto che è stato sorprendente constatare coi miei occhi gli effetti collaterali e non dei fenomeni che avevo studiato.

Quali sono le differenze che ti hanno colpito di più tra Nord e Sud?
La differenza nello stile e nella qualità della vita è incredibile e risulta curioso notare, per quanto riguarda la Corea del Sud, che in appena 60 anni il paese abbia compiuto i notevoli progressi economici e tecnologici a cui oggi ci ha abituati. I nord coreani, invece, vivono in una sorta di limbo.
Ho però avuto anche conferma dell’idea che i due paesi abbiano qualcosa in comune, quando si tratta dei giovani, sui quali pesano fortemente le aspettative dei rispettivi paesi.

Che tipo di ambientazioni e luoghi hai scelto per raccontare la Corea del Sud e perché?
In entrambi i paesi il mio lavoro si è concentrato sui giovani. In Corea del Sud ho voluto visitare gli ambienti dove studiano, coltivano i propri interessi e passano il tempo libero con la curiosità di assistere ai fenomeni del paese che mi avevano interessato: come l’importanza dello studio e i ritmi frenetici che affrontano gli studenti per ottenere i voti necessari per accedere alle tre università più prestigiose del paese; come la rilevanza di essere esteticamente accettati ricorrendo alla chirurgia plastica per avere gli occhi all’occidentale e, di conseguenza, gli effetti collaterali scaturiti dall’enorme stress a cui sono sottoposti i giovani, che sfocia nell’isolamento sociale, nell’alcolismo e, purtroppo, persino nel suicidio (La Corea del Sud ha uno dei tassi di suicidi più elevanti al mondo: 43 al giorno).

In che modo per quanto riguarda la Corea del Nord, hai lavorato per dare un’immagine diversa da quella ufficiale?
Sapendo che nel mio viaggio sarei stato scortato per tutto il tempo, ho deciso di fotografare i luoghi dove i giovani vengono formati e preparati ad inseguire il sogno coreano della riunificazione: mi riferisco ad asili, scuole, università e altri luoghi di studio pregni di simboli e messaggi della propaganda ai quali le mie stesse guide (o per meglio dire, «sorveglianti») erano ormai assuefatti e quindi la loro normalità era per me una realtà straordinaria, che ho cercato di fotografare in modo asettico e geometricamente perfetto, con l’obiettivo di trasmettere l’effetto teatrale, e quindi artificiale, dell’ambiente, comprese le persone, che sembrano in tensione, come in attesa di un segno di approvazione da parte del Supremo Leader.
Paradossalmente tutto ciò che mi era proibito fotografare – come i cantieri edili, eventuali segni di degrado di Pyongyang o magari qualche coreano ubriaco addormentato nell’aiuola di un marciapiede – non mi interessava e potevo mostrarmi ubbidiente con le mie guide, ottenendo così la massima collaborazione possibile quando dovevo scattare nei luoghi e nelle situazioni che loro ritenevano innocue.

In che modo la fotografia può modificare i nostri pregiudizi su alcuni luoghi del mondo?
La fotografia è un mezzo che, più di altri, può consentire ad un autore di ambire a descrivere un frammento della realtà e quindi anche di superare alcuni pregiudizi. Con il giusto approccio etico e senza la presunzione di avere tutte certezze in tasca, un fotografo può essere un testimone attendibile della realtà.

Intervista sul Corriere di Romagna by Filippo Venturi

Domenica 16 settembre, sul Corriere di Romagna, è uscita l’intervista che mi ha fatto il giornalista Marcello Tosi a proposito del mio lavoro in Corea del Nord, esposto in questi giorni al SI Fest, il Festival di Fotografia di Savignano sul Rubicone, presso l’ex Consorzio di Bonifica in Via Garibaldi 45.

Dopo il weekend inaugurale, appena conclusosi, le mostre del Festival saranno visitabili nei seguenti giorni:
- Sabato 22 Settembre, ore 15-19
- Domenica 23 Settembre, ore 10-13/15-19
- Sabato 29 Settembre, ore 15-19
- Domenica 30 Settembre, ore 10-13/15-19

La biglietteria, presso la Galleria L. Colombo in Corso Vendemini 62/64, chiude un’ora prima delle mostre.

Maggio informazioni QUI e QUI.