Dictatorship

Foundations of a Mirage al Festival della Fotografia Italiana by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Foundations of a mirage”, su Dubai, sarà esposto al Festival della Fotografia Italiana, dal 14 giugno al 6 ottobre 2024, presso il Palagio Fiorentino di Stia!


Questo lavoro è risultato fra i 6 selezionati dell'Open Call "Percorsi - Dal progetto al libro fotografico”.

La Giuria ha assegnato il primo premio a Stefani Adami con l’opera “ADAGIO NAPOLETANO”. Il progetto verrà pubblicato all’interno di un libro fotografico della collana monografica FIAF e sarà esposto durante il “Festival della Fotografia Italiana”, insieme ad altri 5 Autori che sono stati selezionati:

  • Andrea Agostini con l’opera “NÒSTOS”

  • Andrea Angelini con l’opera “DI LÀ DAI FIUMI, TRA GLI ALBERI DELLA ROMAGNA”

  • Giorgio Bertoncello con l’opera “BRENTA - SGUARDI LUNGO IL FIUME”

  • Anella Tarantino con l’opera “ANÁNKĒ”

  • Filippo Venturi con l’opera “FOUNDATIONS OF A MIRAGE”


Aggiornamento del 15/06/2024

Qualche fotografia della mostra del mio lavoro "Foundations of a mirage", al Festival della Fotografia Italiana, presso la limonaia del Palagio Fiorentino di Stia, qualche ora prima dell'inaugurazione :)

Il Reportage n. 58 - Reportage sulla Polonia by Filippo Venturi

Sull'ultimo numero de Il Reportage è uscito un mio articolo e una selezione di fotografie dal mio lavoro sulla Polonia svolto fra il 2014 e il 2023, nel quale racconto come il paese sia passato da un governo che ha praticamente smantellato le fondamenta della democrazia polacca alle elezioni dello scorso ottobre che hanno cambiato le sorti del paese.

Di seguito un estratto dall'articolo di 8 pagine:

[...] Percorriamo strade e vicoli a passo spedito, svoltando rapidamente, seguendo chi ci precede e sentendo avvicinarsi un brusio di cori sempre più intenso. Scorgo all’improvviso l’imponente Palazzo della Cultura e della Scienza, costruito e donato da Stalin fra il 1952 e il 1955. Una storia da cui la città vuole allontanarsi e che, periodicamente, apre dibattiti politici e valutazioni sul suo abbattimento. Ai piedi del Palazzo sorge Piazza della Parata, che vedo strabordante di persone con bandiere, simboli religiosi, stemmi di partiti e grandi slogan.

È l’11 novembre 2014 e mi trovo per caso nel bel mezzo delle celebrazioni del Giorno dell’Indipendenza, che coincide con la fine della Prima Guerra Mondiale e la nascita della Seconda Repubblica Polacca, a seguito del Trattato di Versailles. L’iniziativa più importante della giornata è la cosiddetta Marcia dell’Indipendenza, che parte proprio da Piazza della Parata e attraversa la città fino allo stadio di calcio, oltre il fiume Vistola, in direzione del quartiere Praga. Nonostante sia un giorno di festa per tutti i polacchi, da qualche anno il corteo è stato preso in mano dall'estrema destra e dai partiti nazionalisti, che spesso lo sfruttano per diffondere i propri messaggi e principi, non risparmiandosi su slogan razzisti e discriminatori. L’evento negli anni è andato in crescendo, fino a toccare i 200.000 partecipanti.

[...] Una signora dallo sguardo incerto sventola una minuscola bandiera della Polonia, la schiena appoggiata al palo di un lampione, l’altra mano serrata sulla borsa. Sembra aver realizzato solo in quel momento che non è andata a una festa ma all’incontro di iracondi spinti da sdegno e insoddisfazione. La situazione peggiora ulteriormente quando il sole viene oscurato dai fumogeni e l’unica luce diventa quella dei bengala rossi impugnati da figure nere incappucciate. Mi sono ritrovato catapultato in un girone infernale, terribile ma anche affascinante. È stato in quel momento ho deciso che avrei continuato a seguire le vicende polacche che, di lì a pochi mesi, nel 2015, avrebbero visto l’estrema destra salire al potere e condizionare il destino del paese.


Il numero 58 di Il Reportage (aprile-giugno 2024) apre con un’intervista di Maria Camilla Brunetti a Simona Ghizzoni, fotografa e artista visiva pluripremiata, nei cui lavori memoria e presente si intrecciano con un linguaggio in costante evoluzione e di rispetto dell’altro.

Segue un “blocco” di tre reportage dall’est europeo: Polonia, Romania, Georgia. Filippo Venturi racconta la Varsavia degli ultimi dieci anni, la politica che cambia, i cambiamenti sociali; Michela Iaccarino parla della triste condizione degli orsi ammaestrati in Transilvania; Elsa Baglioni (con le foto di Serena Vallana) descrive Tbilisi tra passato e presente.

Il portfolio centrale è dedicato all’invecchiamento della popolazione giapponese: gli uomini raggiungono, in media, gli 81,5 anni di età, le donne gli 85,6, con uno dei tassi di natalità più bassi del mondo e un’immigrazione insufficiente (le foto sono di una giovane fotografa giapponese, Noriko Hayashi). Chantal Pinzi, invece, è stata in Marocco, dove le ragazze hanno scelto lo skateboard per ribellarsi e incidere sulla società patriarcale, che le vorrebbe sempre in casa, mentre Gabriella Saba è andata a trovare, nell’entroterra sardo, lo scrittore Gavino Ledda, autore del best seller “Padre padrone”, portato sul grande schermo dai fratelli Taviani.

Il secondo fotoreportage è di Andrea Di Biagio, che è salito sul “treno della riunificazione” dei due Vietnam. In questo numero si inaugura, poi, una nuova rubrica, “Presa indiretta”, dedicata all’evoluzione della fotografia e firmata da Valentina Manchia. Non mancano, naturalmente, le recensioni librarie, nonché la poesia inedita e commentata di Valerio Magrelli. Il racconto è di Maria Grazia Calandrone; tema dell’editoriale del direttore Riccardo De Gennaro è la dolorosa storia del giornalista Julian Assange, il creatore di Wikileaks, da anni in carcere soltanto per aver reso nota la verità sulle guerre Usa in Afghanistan e Iraq.

Foto di copertina:
Marocco, HoudaAit Lahcen volteggia con il suo skateboard nel porto di Essaouira. Foto di Chantal Pinzi

Sito ufficiale della rivista: https://www.ilreportage.eu/prodotto/numero-58/

Articolo sull'Intelligenza Artificiale (parte 2) su FOTOIT by Filippo Venturi

Nel numero di febbraio 2024 di FOTOIT, nella sezione Saggistica, è uscito il mio secondo articolo sull’intelligenza artificiale, dove racconto i lavori che ho realizzato con l’aiuto di questa tecnologia! In particolare approfondisco l’idea alla base e il conseguente sviluppo dei miei progetti “Broken mirror”, sulla dittatura nordcoreana, e “He looks like you”, sulla mia famiglia.

Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border by Filippo Venturi

(in italiano sotto)

From 16 to 19 November, the PhotoVogue Festival 2023 was held in Milan, whose theme was 'What Makes Us Human? Image in the Age of A.I.".
I had the pleasure of being one of the speakers, with a lecture entitled 'Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border', and to exhibit my project Broken Mirror, together with authors such as Charlie Engman, Jonas Bendiksen, Michael Christopher Brown and others. The group exhibition was curated by Chiara Bardelli Nonino.
More info here: PhotoVogue Festival 2023.

Below you will find the transcript of my lecture in English and Italian.

A WITNESS TO REALITY
My name is Filippo Venturi and I am a documentary photographer. My job requires being a reliable witness of reality. Through my photographic projects, I tell true stories and strive to do so honestly for those who will observe my photographs. I also have a degree in Computer Science, so over the years I have carefully observed technological innovations, especially those related to imagery. In recent months, TTI (text to image) software has made remarkable progress. Today it can generate images that effectively mimic photographs. This has prompted me to reflect on the future of coexistence between photographs and images generated with artificial intelligence.

COEXISTENCE OF PHOTOGRAPHS AND SYNTHOGRAPHS
In some areas, such as advertising photography, the advertised product was already idealised and thus distanced from reality, with physical or digital interventions. Therefore, I believe that photographs and synthographs will be indistinguishable and alternating in this field, at least for those who consume them, aware of the distance from reality. There are already advertising campaigns created without the use of photographers. Maybe only a widely echoed campaign is needed to make this phenomenon evident to everyone.

COEXISTENCE OF PHOTOJOURNALISM AND SYNTHOGRAPHY
Concerning documentary photography and photojournalism, I hope they continue to travel on a parallel track to generated images. However, I acknowledge that this might not be the case in future.
A few months ago, Amnesty International used synthographs in place of photographs to protect Colombian protesters attending a 2019 protest, to promote a cause that, for this reason, finished in the background. Those synthographs attracted a lot of controversy, despite Amnesty International explicitly stated that they had used them. Surely they chose the wrong time to do this experiment.

COULD IT BE A FAIR IDENTIKIT OF REALITY?
However, I wonder whether, in the future, the generated images could be used to make what I call 'identikit of reality'. Already today, in the absence of a photograph, a sketch of a crime suspect is made based on eyewitness descriptions. When an event happens in the future without photographers ready to document it, will we reconstruct that event in that location, with images generated with the help of possible eyewitnesses? Already with photography we cannot show the complexity of reality. What to photograph, how to frame it, which photographs to discard, etc. represent so many layers where we forfeit a slice of reality. But representing it without any contact risks distancing us even further.

BROKEN MIRROR
In recent months, I started working with artificial intelligence and generating images. With these softwares I could have created any kind of image. I could have improvised as a comic book artist for example. But in the end I came back to themes I like and know better. I didn't want to use artificial intelligence simply as a shortcut, but I wanted it to be conceptually relevant within the visual project I was developing. In one of these works, I tried to portray in a different way the totalitarian dictatorship that characterises North Korea, a country I had already visited and reported on as a documentary photographic report. This work is called Broken Mirror and uses a language that mimics a documentary style in photography. The basic idea is to insert an alien and destabilising element into the daily life of North Koreans. I chose to introduce insects and spiders, which gradually increase in quantity and size, until they take complete control over the North Koreans. At some point though, the North Koreans themselves begin to transform into these giant insects and they finally become the creatures they used to fear: this actually symbolises their complete submission.

THE INVASIVE AND CONTROLLING NATURE OF TECHNOLOGY
Generating the images the way I had conceived and described them with the prompt, required thousands of attempts and a lot of frustration. The creative process was largely in the hands of artificial intelligence.
However, the selection of images was a compromise between what I wanted to achieve and what I was offered. I did not always get what I wanted. Other times the artificial intelligence inserted unexpected elements that I chose to keep. During this process, I realised that the metaphor I had used, did not just represent the North Korean totalitarian dictatorship, but it did also represent technology itself. In particular, its invasive and controlling nature. With my work, I therefore exploited the new potential that artificial intelligence offers, to express a fear I have towards it.

BREATHING REALITY
After several months fully immersed in this technology, I felt a strong need to return to photographing people's stories. This new technology will be part of the tools l use in the future, but the quiet, solitary nights spent at the computer generating images, reminded me why, at one point in my life, I set aside my passion for computing to embrace photography. I needed to step outside, breathe in reality and eventually capture its traces with my camera.

“Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border“ lecture at Photo Vogue Festival, Milan, Italy, November 18, 2023.


Dal 16 al 19 novembre si è tenuto il PhotoVogue Festival 2023 a Milano, il cui tema è “What Makes Us Human? Image in the Age of A.I.“.
Ho avuto il piacere di essere uno degli speaker, con una conferenza intitolata “Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border”, e di esporre il mio progetto Broken Mirror, assieme ad autori come Charlie Engman, Jonas Bendiksen, Michael Christopher Brown e altri ancora. La mostra collettiva era a cura di Chiara Bardelli Nonino.
Maggiori informazioni qui: PhotoVogue Festival 2023.

Di seguito troverete la trascrizione della mia conferenza in inglese e in italiano:

UN TESTIMONE DELLA REALTÀ
Mi chiamo Filippo Venturi e sono un fotografo documentarista. Il mio lavoro consiste nell’essere un testimone attendibile della realtà. Con i miei lavori fotografici racconto storie vere e cerco di farlo con onestà verso chi osserverà le mie fotografie. Ho anche una laurea in Scienze dell’Informazione e quindi negli anni ho osservato con attenzione le novità tecnologiche, soprattutto quelle legate all’immagine.
Negli ultimi mesi i software TTI (text to image) hanno fatto progressi notevoli. Oggi possono generare immagini che imitano con efficacia le fotografie. Questo mi ha spinto a riflettere sul futuro della convivenza fra fotografie e immagini generate con l’intelligenza artificiale. 

CONVIVENZA FRA FOTOGRAFIE E SINTOGRAFIE
In alcuni settori, come la fotografia pubblicitaria, il prodotto pubblicizzato veniva già idealizzato e quindi allontanato dalla realtà, con interventi fisici o digitali. Credo quindi che fotografie e sintografie (cioè le immagini generate) saranno indistinguibili e alternabili in questo campo, almeno per chi ne fruirà, consapevole della distanza dalla realtà. Ci sono già campagna pubblicitarie realizzate senza l’uso di fotografi. Forse manca soltanto una campagna pubblicitaria che abbia una grande eco e che raggiunga le masse, per rendere evidente a tutti questo fenomeno.

CONVIVENZA FRA FOTOGIORNALISMO E SINTOGRAFIE
Per quanto riguarda la fotografia documentaria e il fotogiornalismo, mi auguro che continuino a viaggiare su un binario parallelo da quello delle immagini generate. Ma so che probabilmente non sarà così.
Pochi mesi fa Amnesty International ha utilizzato delle sintografie in sostituzione delle fotografie, per tutelare i manifestanti colombiani presenti a una protesta del 2019, per promuovere una causa che per questo motivo è finita in secondo piano. Quelle sintografie hanno attirato molte polemiche, nonostante Amnesty International avesse dichiarato esplicitamente di averne fatto uso. Sicuramente hanno scelto il momento sbagliato per fare questo esperimento.

IDENTIKIT DELLA REALTÀ
Mi domando però se, in futuro, le immagini generate potranno essere usate per realizzare quelli che io chiamo “identikit della realtà”. Già oggi, in mancanza di una fotografia, viene realizzato un identikit di un sospettato di un crimine basandosi sulle descrizioni di testimoni oculari. Quando in futuro accadrà un evento senza fotografi pronti a documentarlo, ricostruiremo quell’evento in quel luogo, con immagini generate con l’aiuto di eventuali testimoni oculari? Già con la fotografia rinunciamo alla complessità della realtà. Cosa fotografare, come inquadrarlo, quali fotografie scartare, ecc. rappresentano tanti strati in cui rinunciamo ad una fetta di realtà. Ma rappresentarla senza alcun contatto con essa, rischia di allontanarci ancora di più da essa. 

BROKEN MIRROR
Nei mesi scorsi ho iniziato a lavorare con l’intelligenza artificiale e a generare immagini. Con questi software avrei potuto realizzare qualsiasi tipo di immagine. Avrei potuto improvvisarmi fumettista, ad esempio. Ma alla fine sono tornato ai temi a me più cari e che conosco meglio. Non volevo usare l’intelligenza artificiale soltanto come una scorciatoia, ma volevo che fosse concettualmente rilevante all’interno del progetto visivo che stavo sviluppando. In uno di questi lavori ho provato a raccontare in un modo diverso la dittatura totalitaria che caratterizza la Corea del Nord, un paese che avevo già visitato e raccontato come fotografo documentarista. Questo lavoro si intitola Broken Mirror e utilizza un linguaggio che imita quello documentarista. L’idea alla base consiste nell’inserire nella vita quotidiana dei nordcoreani un elemento alieno e destabilizzante. Ho scelto di inserire degli insetti, dei ragni e altro ancora, che gradualmente aumentato di quantità e dimensione, fino a prendere il controllo completo sui nordcoreani. Ad un certo punto i nordcoreani stessi iniziano a trasformarsi in questi insetti giganti, diventando le creature che temevano, simboleggiando il completamento della sottomissione. 

LA NATURA INVASIVA E CONTROLLANTE DELLA TECNOLOGIA
Generare le immagini così come le avevo pensate e descritte col prompt ha richiesto migliaia di tentativi e molta frustrazione. Il processo creativo era in gran parte affidato all’intelligenza artificiale. La selezione delle immagini era però un compromesso fra ciò che volevo ottenere e ciò che mi veniva proposto. Spesso non ho ottenuto quello che volevo. Altre volte l’intelligenza artificiale ha inserito elementi inaspettati che però ho scelto di tenere. Durante questo processo, ho realizzato che la metafora che avevo utilizzato non rappresentava soltanto la dittatura totalitaria nordcoreana, ma rappresentava la tecnologia stessa. In particolare la sua natura invasiva e controllante. Col mio lavoro ho quindi sfruttato le nuove potenzialità che l’intelligenza artificiale offre, per esprimere un timore che ho nei suoi confronti.

EMERSIONE
Dopo alcuni mesi di full immersion in questa tecnologia, ho sentito un forte bisogno di tornare a fotografare le storie delle persone, come se ne fossi stato in astinenza. Questa nuova tecnologia farà parte degli strumenti che adopererò anche in futuro, ma le ore notturne, silenziose e solitarie passate al computer a generare immagini mi hanno ricordato perché, a un certo punto della mia vita, avevo accantonato la mia passione per l’informatica per abbracciare quella per la fotografia. Avevo bisogno di uscire e di respirare la realtà e, infine, di raccoglierne le tracce con la mia macchina fotografica.

Finalista al Cortona On The Move Award by Filippo Venturi

Con grande piacere ho saputo che il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con una intelligenza artificiale, è fra i 10 finalisti del prestigioso premio Cortona On The Move Award, del festival fotografico omonimo! Di seguito l’annuncio ufficiale:

Siamo felici di rivelare i dieci autori finalisti della seconda edizione del Cortona On The Move Award!

• Alexandra Polina, con “Steindamm-Atlas”
• Camille Lenain, con “Made Of Smokeless Fire”
• Dima Kornilov, con “Submission”
• Dina Oganova, con “#MeToo”
• Enayat Asadi, con “Survivors of Death Row”
• Filippo Venturi, con “Broken Mirror”
• Gabriele Stabile, con “Swim till I Sank”
• Javier Arcenillas, con “Dought”
• Tim Smith, con “In The World But Not Of It”
• Valery Poshtarov, con “Father and Son”

I tre vincitori - il primo classificato otterrà un premio in denaro di 3.000€, il secondo e il terzo vedranno il proprio lavoro pubblicato sulla piattaforma LensCulture - saranno annunciati nella serata di sabato 15 luglio sul palco del Teatro Signorelli, a Cortona, durante le giornate inaugurali di Cortona On The Move 2023.
Ti aspettiamo per scoprirli insieme!

Sito ufficiale: www.cortonaonthemove.com