Fotografia

Workshop di Fotografia e Intelligenza Artificiale al Fotografia Calabria Festival by Filippo Venturi

Workshop di Fotografia e Intelligenza Artificiale in Calabria!

Sabato 27 Luglio, dalle ore 17 alle 20, a San Lucido (CS).
All'interno del Fotografia Calabria Festival.
Costo 150 euro.
Per iscriversi: https://www.fotografiacalabriafestival.it/#eventi

Il workshop esplora l'incontro tra fotografia e intelligenza artificiale (I.A.), analizzando l'evoluzione dell'immagine nella comunicazione e nella vita quotidiana. Il docente presenterà progetti di fotografia documentaria e confronterà l'uso della fotografia tradizionale con l'I.A. Vedremo come l'I.A. può ampliare le prospettive creative e influenzare la percezione della realtà, con esempi di software TTI come Midjourney. Aperto a tutti gli appassionati di fotografia, non è obbligatorio portare attrezzature, ma è possibile utilizzare un computer portatile per la parte pratica.

Filippo Venturi è un fotografo documentarista che esplora l'identità umana e le problematiche sociali. Ha documentato dittature asiatiche e correnti neofasciste in Europa. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste come National Geographic, Washington Post, The Guardian e Vanity Fair. Ha vinto premi con progetti sulla penisola coreana e lavora anche con l'intelligenza artificiale. Ha partecipato al Photo Vogue Festival 2023 come relatore sull'I.A.

Foundations of a Mirage al Festival della Fotografia Italiana by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Foundations of a mirage”, su Dubai, sarà esposto al Festival della Fotografia Italiana, dal 14 giugno al 6 ottobre 2024, presso il Palagio Fiorentino di Stia!


Questo lavoro è risultato fra i 6 selezionati dell'Open Call "Percorsi - Dal progetto al libro fotografico”.

La Giuria ha assegnato il primo premio a Stefani Adami con l’opera “ADAGIO NAPOLETANO”. Il progetto verrà pubblicato all’interno di un libro fotografico della collana monografica FIAF e sarà esposto durante il “Festival della Fotografia Italiana”, insieme ad altri 5 Autori che sono stati selezionati:

  • Andrea Agostini con l’opera “NÒSTOS”

  • Andrea Angelini con l’opera “DI LÀ DAI FIUMI, TRA GLI ALBERI DELLA ROMAGNA”

  • Giorgio Bertoncello con l’opera “BRENTA - SGUARDI LUNGO IL FIUME”

  • Anella Tarantino con l’opera “ANÁNKĒ”

  • Filippo Venturi con l’opera “FOUNDATIONS OF A MIRAGE”


Aggiornamento del 15/06/2024

Qualche fotografia della mostra del mio lavoro "Foundations of a mirage", al Festival della Fotografia Italiana, presso la limonaia del Palagio Fiorentino di Stia, qualche ora prima dell'inaugurazione :)

Broken Mirror al FASE Festival 2024 by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con l’aiuto di una intelligenza artificiale, sarà esposto alla 1° edizione del Festival di Arti visive a Sud Est (FASE), a Otranto (Lecce), al Castello Aragonese in Piazza Castello, dal 21 giugno al 7 Luglio, dalle ore 15 alle 23!

Saranno due settimane piene di mostre, esibizioni, talk, workshop e party in giro per la città.
La direzione artistica è a cura di Alessia Locatelli.

FASE - Manifesto

Il Festival FASE vuole parlare, non solo esporre. Non solo esporre e ammirare, ma riflettere, conoscere e soprattutto riconoscere. Riconoscere nelle immagini, stampate o in movimento, cose che esistono, che sono esistite, che possono esistere. E proiettare dentro di sé cose che esisteranno. Riconoscere il presente, riconoscere il tempo che passa. Mentre il tempo di per sé è inesorabile, il modo in cui noi lo viviamo è, letteralmente, determinante. Non è una chiusura nel materiale, ma piuttosto una ricerca del senso, riconoscendo valore esistenziale anche all’intangibile, alla fantasia, alla leggerezza, al gioco e al divertimento.

Ci interessano le persone, il modo in cui affrontano la loro esistenza, le scelte che determinano i cambiamenti, o gli adattamenti, le scelte di conservazione o resistenza. Ci interessa il senso delle cose, le cose che hanno un senso. Ci interessano le relazioni, i rapporti. Le relazioni tra persone, tra le persone e i territori, i luoghi, la natura; tra le persone e il lavoro; tra le persone e il tempo che passa; tra le persone e se stesse, con le conseguenze delle proprie scelte.

Non ci interessa l’innovazione di per sé, non ci interessa la novità di per sé, a meno che non siano portatrici di senso. Rifuggiamo la pretenziosità di chi cerca di dare un senso a qualcosa che non ce l’ha, nelle relazioni come nell’arte. Troviamo più senso in un trenino a capodanno che nella fuffa d’artista. Vogliamo che l’artista ci racconti una storia, che abbia un’idea, che conosca quello che fa vedere, che ci abbia studiato, investigato, o che almeno ci abbia pensato e riflettuto, se è solo frutto della sua immaginazione. E anche se conosciamo quello che vediamo, vogliamo che l’artista ce lo faccia vedere con occhi nuovi. Ci interessano le prospettive diverse, perché ci interessa conoscere, capire, cambiare idea. Vogliamo una storia che – almeno un po’ – ci faccia pensare. Non abbiamo paura della semplicità, della tradizione, ma della banalità. Non abbiamo paura della frivolezza, della leggerezza, della spensieratezza, che anzi sono un elemento fondamentale per un’esistenza equilibrata, ma temiamo la superficialità, la vacuità. Non abbiamo paura della provocazione se vuole sfidare il pensiero, i costumi, la morale, se è dialettica, ma detestiamo la provocazione come forma di violenza. Non abbiamo neanche paura della violenza, se è lotta e resistenza, ma combattiamo la prepotenza e la prevaricazione.

La bellezza per noi non è estetica e sensismo, astrazione intellettualistica e pretenziosità artistica, trascendentale. Cerchiamo e troviamo bellezza nel progetto, nella storia, nell’esperienza, nella manualità, nella sapienza, nella visione, nel lavoro, nelle vite vissute. Anche nella visionarietà, nel futuribile, nella prospettiva, nella direzione.

Il festival FASE è nato per riempire di nuovo senso e nuova bellezza una città che negli ultimi decenni è cambiata molto, con conseguenze importanti sulle vite degli Otrantini, e anche sulle nostre. La trasformazione di Otranto nel terzo millennio ha generato una necessaria riflessione sulla nostra identità. La nostra infanzia è lontana ma esiste: dentro di noi, nel nostro legame con questa terra, con questa città, e il confronto con essa genera un senso di incompletezza e la conseguente necessità di riempire il vuoto. Abbiamo visto un mondo di persone, di lavori, di relazioni scomparire, abbiamo visto scomparire un senso e non lo abbiamo mai accettato. 12 anni fa con amiche e amici abbiamo tappezzato la città con le gigantografie delle persone che vivono a Otranto tutto l’anno, abbiamo chiamato questo progetto “dodici mesi senza estate”. Non per puro senso identitario, di appartenenza – al contrario, ci teniamo al riparo dal campanilismo e vorremmo che Otranto torni a essere un crocevia di culture diverse – ma per riconoscere agli Otrantini il diritto di godere della propria città, di viverla tutto l’anno, e non solo di essere i custodi invernali – e gli spazzini – delle traboccanti strade d’agosto (che tra l’altro traboccano di meno ogni anno). Il festival FASE vuole restituire a Otranto senso e bellezza, cultura e riflessione, che già le appartengono. FASE vuole coinvolgere il territorio in un progetto di riscoperta del proprio senso, prima ancora che in un progetto artistico e culturale. Gli artisti che si esibiranno ed esporranno al FASE proporranno allo spettatore la propria visione del mondo, il proprio interrogativo, la propria prospettiva, ci racconteranno una storia che vale la pena di essere conosciuta. E noi arricchiremo la nostra visione, ci porremo nuovi interrogativi, saremo disposti a cambiare prospettiva o quantomeno a decentrare il nostro punto di vista.

La direzione artistica del festival è affidata a Alessia Locatelli.

Appuntamenti estivi by Filippo Venturi

Di seguito l’elenco dei luoghi e dei festival dove potrete trovarmi e/o visitare la mostra di alcuni miei lavori:

  • Mostra del progetto "Broken Mirror" al Cosmo Photo Fest (info)
    Colleferro (Roma), dal 31 maggio al 30 giugno 2024

  • Mostra del progetto "Foundations of a Mirage" al Festival della Fotografia Italiana (link)
    Palagio Fiorentino di Stia (Arezzo), dal 14 giugno al 6 ottobre 2024

  • Mostra del progetto "Broken Mirror" al Festival di Arti visive a Sud Est (FASE) (link)
    Otranto (Lecce), dal 21 giugno al 7 luglio 2024

  • Mostra del progetto "Broken Mirror" + Workshop su I.A. al Foto Incontri Festival (link)
    San Felice sul Panaro (Modena), il 29 e 30 giugno 2024

  • Mostra del progetto "He Looks Like You" + Workshop su I.A. al Fotografia Calabria Festival (info)
    San Lucido (Cosenza), dal 26 luglio al 25 agosto 2024

Broken Mirror al Cosmo Photo Fest by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con l’aiuto di una intelligenza artificiale, è stato premiato nella Call for entry 2024 del “Cosmo Photo Fest” e sarà esposto all'interno del festival, che si terrà a Colleferro (Roma) dal 31 maggio 2024 al 30 giugno 2024!

Così la giuria ha motivato la scelta della selezione del lavoro di Filippo Venturi:
“La serie combina elementi di fotografia documentaria, fantascienza e scene distopiche, trasportando lo spettatore in un mondo surreale che è tragico, assurdo, divertente e terrificante allo stesso tempo. Il lavoro di Venturi mostra la natura straordinaria della società nordcoreana e il duro regime totalitario che isola il Paese. Broken Mirror è il risultato di un affascinante compromesso tra esseri umani e intelligenza artificiale e mostra in modo impressionante come l’arte e la tecnologia possano fondersi per rappresentare complesse questioni sociali. Nel complesso, questa serie merita 10 stelle per il suo concetto innovativo e la sua impressionante esecuzione”.

Vedi anche l’articolo: Insetti giganti a spasso dalla Corea del Nord alle porte di Roma


COSMO PHOTO FEST
A cura del Centro Sperimentale di Fotografia Adams
Colleferro (RM), sedi varie
dal 31 maggio al 30 giugno 2024
lun-dom 17-19
ingresso gratuito
www.cosmophotofest.it

Nell’anno 2024, nella città di Colleferro sarà realizzata la prima edizione del festival internazionale di fotografia dal titolo: COSMO – la fotografia fra scienza e arte – Il Festival è promosso e organizzato dal Centro Sperimentale di Fotografia Adams. Il Centro Sperimentale di Fotografia – Adams (C.S.F. Adams) bandisce una call for entry per fotografi italiani e non, che vogliano esporre il loro lavoro fotografico presso il festival internazionale.

TEMA CALL FOR ENTRY:
Il futuro della fantascienza? Ci viviamo dentro. […] (William Gibson)

Partendo da questa riflessione consegnataci dal noto scrittore in questa sezione troveranno ospitalità narrative fotografiche che interrogano il presente, con particolare attenzione al rapporto tra l’essere umano, la tecnologia, la scienza e la fantascienza. Complessità che si dibatte tra molteplicità ed esattezza, spazio definito dalla misura del nostro sguardo, dove tutto deve essere filtrato, reinventato, rimodulato, riscritto, rilocato, risemantizzato. Immagini che sondano confluenze, ibridazioni, interscambi, interferenze, divisioni e connessioni. È in questi spazi, in questi luoghi che ha dimora il futuro della fantascienza.

He looks like you al Fotografia Calabria Festival 2024! by Filippo Venturi

Il mio lavoro “He looks like you”, su mio figlio e mio padre - basato su fotografie, fotografie d’archivio, ecografie 3d e immagini generate con l’intelligenza artificiale - sarà esposto al Fotografia Calabria Festival, a San Lucido (CS), dal 26 luglio al 25 agosto 2024!

Questa terza edizione del festival ha come tema “Fotografia di Famiglie”, un genere che mi sta molto a cuore, specie quando viene indagato in modo autoriale.

Il festival, sotto la direzione artistica di Anna Catalano, prevede le mostre di fotografi/e che stimo e che non vedo l'ora di conoscere e ascoltare :)

Pierluigi Ciambra, LULLABY AND LAST GOODBYE
Noemi Comi, ALBUM DI FAMIGLIA
Franzi Kreis, GENERAZIONE BETA
Josh Kern, RÄUBER
Carole Mills Noronha, THE PLACE HE GOES
Catherine Panebianco, NO MEMORY IS EVER ALONE
Hyun-min Ryu, KIM SAE-HYUN
Tim Smith, IN THE WORLD BUT NOT OF IT
Sofia Uslenghi, MY GRANDMA AND I
Filippo Venturi, HE LOOKS LIKE YOU

www.fotografiacalabriafestival.it


Fotografia di famiglie è il tema e il titolo di Fotografia Calabria Festival 2024. Una scelta non casuale in cui singolare e plurale non hanno solo un senso grammaticale, ma anche sociale.

Anche quest’anno si torna ad indagare la fotografia come linguaggio della contemporaneità, questa volta declinato sul tema della famiglia e delle sue rappresentazioni. La fotografia come strumento che ci permette di riflettere sul presente, sui rapporti profondi e a volte complessi che nascono nelle famiglie, ma che sono in grado di esistere e di resistere anche oltre i legami biologici. La fotografia come linguaggio che in tantissime famiglie, di ogni parte del mondo, viene utilizzato per fissare momenti, per mantenere vivi emozioni e sentimenti, per custodire piccole storie.

La fotografia come medium per riscoprire e riappropriarci di tutti quei momenti che spesso restano cristallizzati in un album lasciato in qualche mobile di casa, ma che riaccende la nostra memoria appena ne sfogliamo le pagine.

Fotografia di famiglie indaga questo universo fatto di emozioni e di memorie, non solo digitali, trattando i temi della malattia, delle relazioni tra parenti - anche con l’intelligenza artificiale, inevitabile specchio del nostro tempo - e le storie di tutte quelle famiglie che si discostano dai modelli tradizionali e che esistono al di là dei legami di sangue. 

Anna Catalano
Direzione Artistica

Tank Festival di Fotografia Analogica - Letture Portfolio by Filippo Venturi

Il 25 Maggio 2024 sarò ad Apecchio (PU), in occasione del Festival di Fotografia Analogica TANK, all’interno del quale terrò delle letture portfolio. L’evento è gratuito e aperto a tutti!

SABATO 25 MAGGIO / Filippo Venturi
11:00 — 3 posti disponibili
13:00 — 3 posti disponibili
15:00 — 3 posti disponibili
18:00 — 3 posti disponibili

Per maggiori informazioni e iscrizioni, scrivere a:
info@tankimmagineanalogica.com

Il Festival Tank, giunto alla terza edizione, nasce come tributo al mondo della fotografia analogica che ci spinge ad allenare la pazienza, a soppesare l'osservazione, a ripensare il tempo.
- Dal 24 al 26 maggio 2024
- Palazzo Ubaldini – Apecchio, Marche (PU)

https://www.tankimmagineanalogica.com

Articolo sull'Intelligenza Artificiale (parte 2) su FOTOIT by Filippo Venturi

Nel numero di febbraio 2024 di FOTOIT, nella sezione Saggistica, è uscito il mio secondo articolo sull’intelligenza artificiale, dove racconto i lavori che ho realizzato con l’aiuto di questa tecnologia! In particolare approfondisco l’idea alla base e il conseguente sviluppo dei miei progetti “Broken mirror”, sulla dittatura nordcoreana, e “He looks like you”, sulla mia famiglia.

Speaker alla Convention ANFM 2024 by Filippo Venturi

A Marzo, a Matera, avrò l’onore di condurre una Masterclass su Fotografia e Intelligenza Artificiale, alla Convention ANFM 2024. Per la precisione l’evento si terrà giovedì 14 marzo 2024 dalle ore 16.45 alle ore 18.30, nella Sala Capelvenere, a Palazzo Malvinni Malvezzi.

Fra gli altri speaker Tomas van Houtryve, Huy Nguyen, Alessandro Cinque, Piero Piercoco e tanti altri!

ANFM sta per Associazione Nazionale Fotografi Matrimonialisti che da anni organizza incontri, workshop e masterclass che toccano tutto l’universo della fotografia.

Sito ufficiale: anfmconvention.it

IMAGINE. FRA FOTOGRAFIA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Workshop di Fotografia e Intelligenza Artificiale
Il workshop è focalizzato sull’incontro fra fotografia e intelligenza artificiale (I.A.) ed esplorerà l’evoluzione del ruolo dell’immagine nella comunicazione e nella vita quotidiana.
Il docente presenterà alcuni dei suoi progetti di fotografia documentaria, esponendo nel dettaglio la filosofia alla base di essa e le metodologie pratiche adottate nel compiere un progetto; spiegherà poi le notevoli differenze teoriche e pratiche che invece caratterizzano l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel realizzare un lavoro. Scopriremo come l’I.A. può ampliare le prospettive creative dei fotografi e le idee che sottendono alla creazione di progetti.
Ci concentreremo su come le immagini generate con l’I.A. stiano influenzando il mondo fotografico e la nostra percezione della realtà. Esamineremo diverse casistiche che negli ultimi mesi hanno avuto un impatto significativo nel panorama  della fotografia, e non solo. Affronteremo sia i timori legati all’adozione di questa nuova tecnologia, sia le potenzialità che essa porta con sé, aprendo un dibattito sul futuro dell’arte fotografica e della nostra interazione con le immagini digitali.
Vedremo alcuni esempi di utilizzo di software TTI (text-to-image) come Midjourney che, partendo da una descrizione testuale (prompt), generano una immagine sfruttando l'I.A.
Il workshop è rivolto a chiunque abbia un interesse per la fotografia e le immagini, sia amatoriale che professionale. Il workshop è teorico, dunque non sarà necessaria alcuna attrezzatura.

IL DOCENTE
Filippo Venturi è un fotografo documentarista e un artista visivo, con base in Italia.
Realizza progetti su storie e problematiche riguardanti l'identità e la condizione umana. Ha documentato diverse dittature totalitarie asiatiche, evidenziando col suo lavoro l’artificiosità con cui questi paesi si mostrano e narrano al mondo, e ha testimoniato le correnti neofasciste in Europa e i movimenti che, in risposta, si battono per proteggere i diritti delle minoranze e la democrazia.
I suoi lavori sono stati pubblicati su magazine e quotidiani come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Vanity Fair, Marie Claire, Newsweek, Geo, Der Spiegel, Die Zeit, Stern, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa.
Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla penisola coreana, che è stato premiato con il Sony World Photography Awards, il Premio Il Reportage, il Premio Voglino e il Portfolio Italia - Gran Premio Hasselblad. I suoi lavori sono stati esposti in musei e festival in Italia e all'estero.
Ha iniziato a lavorare con i software di intelligenza artificiale di ultima generazione, realizzando lavori risultati finalisti al PhMuseum Photography Grant e al Cortona On The Move Award e premiati al Kolga Tbilisi Photo Awards e al Fotografia Calabria Festival. È stato uno degli artisti selezionati dal Photo Vogue Festival 2023, evento in cui è anche relatore con un intervento intitolato Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border.

Intervista su Arte.Go by Filippo Venturi

Sul sito Arte.Go è uscita una mia intervista a cura di Francesca Piperis, in cui si parlo dei miei progetti, compresi quelli realizzati con l’intelligenza artificiale, come “Broken mirror”, “He looks like you” e “AI and prejudice”, nei quali tocco tematiche a me care o che seguo da anni, come il vivere sotto una dittatura, la mia famiglia e i pregiudizi che limitano le libertà e i diritti di gruppi di persone.

Qui l’articolo originale: L’Intelligenza Artificiale come metafora fotografica. Intervista a Filippo Venturi


Critica sociale, creatività ed impegno politico, tre differenti dimensioni che trovano un punto d’incontro nelle opere di Filippo Venturi, fotografo documentarista italiano particolarmente interessato alla denuncia di oppressioni dittatoriali e alla difesa delle minoranze a livello globale, anche servendosi di strumenti inusuali per il suo ambito d’azione, come l’AI.

Attraverso i software di intelligenza artificiale Venturi plasma elementi che acquisiscono valore durante il processo di inserimento all’interno dei suoi progetti fotografici. L’introduzione nelle fotografie di componenti artificiali quali gli insetti di Broken Mirror – a simboleggiare le forme di oppressione sul popolo nordcoreano – equivale ad un valore aggiunto che difficilmente potrà essere scambiato per “scorciatoia”.
L’artista, infatti, descrive le fasi ed il tempo di concepimento delle sue produzioni in maniera dettagliata, dimostrando il grande impegno necessario per l’esercizio di queste nuove tecnologie. Numerose sono le pubblicazioni, gli incontri e i workshop riguardanti l’evoluzione dell’AI nell’ambiente artistico e fotografico che lo vedono protagonista, a dimostrazione del fatto che Venturi è in prima linea nella difesa di questi mezzi rivoluzionari, che certo nascondono alcune problematiche.

L’intervista

[Francesca Piperis]: Lei nasce come fotografo documentarista, legato quindi alla rappresentazione fattuale di eventi ed ambienti appartenenti alla realtà contemporanea. In che modo è giunto all’utilizzo di strumenti AI, che invece alterano la veridicità delle immagini?

[Filippo Venturi]: Oltre a essere un fotografo documentarista da ormai 13 anni, in una vita precedente mi sono laureato in Scienze dell’Informazione e quindi, per un certo periodo, ho lavorato come informatico. Di quegli anni mi è rimasta la curiosità e l’attenzione verso le novità tecnologiche, soprattutto quelle legate alle immagini. Quando nel corso degli ultimi anni i software generativi di immagini, che utilizzano l’intelligenza artificiale, hanno iniziato a poter imitare la fotografia, ho trovato la cosa molto affascinante, ma anche inquietante. Le immagini generate possono, appunto, imitare la fotografia e, nel caso di quelle fotogiornalistiche o documentaristiche, sfruttarne la credibilità. Da un lato questo è positivo perché, sebbene possa sembrare assurdo detto da uno che fa il mio mestiere, la fotografia ha goduto spesso di troppa credibilità e quindi iniziare a dubitare, a verificare, a confrontare le fonti, anche quando si parla di fotografia, è importante. Dall’altro lato però c’è il rischio che questa credibilità si perda completamente e questo sarebbe un eccesso nella direzione opposta. Quando ho iniziato a utilizzare questi strumenti, che sfruttano l’intelligenza artificiale, l’ho fatto per comprenderli, per poterci ragionare sopra e anche per generare riflessioni sul ruolo della fotografia, su come potranno convivere fotografie e immagini generate, sui rischi che ne conseguono, ma anche sulle potenzialità che questa nuova tecnologia offre.

Questa sua esigenza di raccontare la realtà in maniera fotografica scaturisce da eventi o fatti specifici della sua vita personale?

Confesso che dietro il mio approccio alla fotografia e alla necessità di raccontare storie vere, non c’è qualche ricordo o aneddoto romantico, magari legato a qualche familiare che mi abbia trasmesso questa passione. Nel mio caso è stato un processo spontaneo. Probabilmente, a un certo punto della mia vita, avevo la necessità di trovare un mezzo, un linguaggio, con cui esprimere i miei sentimenti e anche la mia parte più creativa e autoriale, e la fortuna ha voluto che incontrassi la fotografia!

Le va di descrivere le fasi di “concepimento” e successiva realizzazione della sua opera Broken Mirror? Quale riscontro ha avuto sul pubblico? Ritiene che l’AI le abbia permesso di raccontare in maniera efficace la sua idea iniziale?

La generazione di immagini ha un enorme potenziale: avrei potuto sbizzarrirmi e tentare qualunque strada. Anche improvvisarmi un fumettista, ad esempio. Quando però ho ragionato su quale progetto avrei potuto sviluppare, sono tornato alle tematiche a me care e che conosco meglio. Non volevo usare l’intelligenza artificiale soltanto come una scorciatoia, ma volevo che fosse concettualmente rilevante all’interno del progetto visivo che stavo sviluppando. In uno di questi lavori ho provato a raccontare in un modo diverso la dittatura totalitaria che caratterizza la Corea del Nord, un paese che avevo già visitato e raccontato come fotografo documentarista. Questo lavoro si intitola Broken Mirror e utilizza un linguaggio simile al mio.
L’idea alla base consiste nell’inserire nella vita quotidiana dei nordcoreani un elemento alieno e destabilizzante. Ho scelto di inserire degli insetti, dei ragni e altro ancora, che gradualmente aumentano in quantità e dimensione, fino a prendere il controllo completo sulla popolazione. Ad un certo punto i nordcoreani stessi iniziano a trasformarsi in questi insetti giganti, diventando le creature che temevano, e questo simboleggia il completamento della sottomissione. Generare le immagini, così come le avevo pensate e descritte col prompt, ha richiesto migliaia di tentativi e molta frustrazione. Il processo creativo era in gran parte affidato all’intelligenza artificiale. La selezione delle immagini era però un compromesso fra ciò che volevo ottenere e ciò che mi veniva proposto. Spesso non ho ottenuto quello che volevo. Altre volte l’intelligenza artificiale ha inserito elementi inaspettati che però ho scelto di tenere. Durante questo processo, ho realizzato che la metafora che avevo utilizzato non rappresentava soltanto la dittatura totalitaria nordcoreana, ma rappresentava la tecnologia stessa. In particolare la sua natura invasiva e controllante. Col mio lavoro ho quindi sfruttato le nuove potenzialità che l’intelligenza artificiale offre, per esprimere un timore che ho nei suoi confronti. Questo progetto è stato accolto con molto interesse, anche nel mio settore, quello fotogiornalistico, dove tendenzialmente c’è diffidenza e timore verso questa nuova tecnologia. La mia onestà verso l’osservatore – fondamentale anche quando utilizzo soltanto la fotografia – è stata sicuramente utile nel trovare ascolto, ma anche il tempismo ha giocato a mio favore visto che, a inizio anno, non c’erano molti progetti sviluppati con questa nuova tecnologia.

A differenza della precedente, l’opera fotografica He looks like you è profondamente personale, racconta infatti uno spaccato della sua vita molto commovente e si potrebbe dire distante dal quel filone “documentaristico”. Come nasce l’idea di raccontare di sé in modo così intimo all’interno della sua produzione?

A febbraio di quest’anno sono trascorsi esattamente dieci anni dalla scomparsa di mio padre Giorgio. Mio figlio Ulisse ne ha soltanto 5 e quindi non ha mai potuto conoscerlo. Questo rappresenta per me un grande rammarico. In quelle settimane ho tentato di creare delle immagini, fornendo al software generativo delle autentiche fotografie, così da tentare di ottenere una estensione dei miei album fotografici di famiglia. Desideravo vedere mio padre e mio figlio conoscersi, giocare insieme e vivere quei momenti che non hanno mai potuto condividere. Avrei potuto realizzare questo progetto ricorrendo a soluzioni già note, come ai fotomontaggi oppure alle illustrazioni, ma non sarebbe stata la stessa cosa perché avrei avuto il pieno controllo su ogni aspetto. Quando il software generativo crea l’immagine, si basa sugli input che gli si forniscono, ma in gran parte improvvisa tutti quei dettagli e quelle informazioni che invece non gli vengono date. Per spiegarmi meglio, io davo al software delle fotografie di mio padre e mio figlio e gli chiedevo di generare immagini dove quell’uomo e quel bambino giocassero assieme, ma non avevo la possibilità (per motivi diversi, compreso il fatto che questi software sono ancora acerbi) di definire ogni dettaglio e quindi, quando l’immagine veniva generata, io stesso venivo sorpreso dal risultato. Le posture, i contatti fra i corpi, la direzione in cui guardavano i volti e tanto altro erano imprevedibili. Assistevo quindi a una sorta di magia e l’imprevedibilità che caratterizzava queste immagini potevo confonderla con l’autenticità; questo mi faceva “sentire” quelle immagini ad un livello molto profondo. Chiaramente sapevo che stavo osservando momenti mai avvenuti, in luoghi mai esistiti, ma potevo abbandonarmi alla fede verso quelle immagini per qualche istante e trarne una forma di beneficio.

Uno dei progetti che maggiormente riflette le problematiche sociopolitiche attuali è sicuramente AI and prejudice. La disparità di genere, infatti, è da anni alimentata dagli algoritmi di software AI programmati al fine di censurare qualunque allusione (sessuale e non) alla nudità femminile. Ritiene che la lotta per la gender equality possa essere supportata in futuro dagli strumenti intelligenti o questi ultimi continueranno ad ostacolare questo tipo di emancipazione?

Potenzialmente questi strumenti possono essere utilizzati a fin di bene, ma è necessario che questa volontà venga sostenuta e promossa. Oggi credo sia difficile prevedere se saranno più gli effettivi benefici oppure se i problemi già presenti saranno amplificati da questi strumenti. È innegabile che le intelligenze artificiali soffrano di bias – soprattutto verso minoranze e gruppi che già sono bersaglio di pregiudizi e che lottano per veder riconosciuti i propri diritti – ma sono combattuto sul da farsi. Mantenere questi pregiudizi ci ricorda che questi problemi esistono. Rimuoverli dalle intelligenze artificiali renderebbe più giusto il mondo digitale e virtuale, ma potrebbe anche falsare la nostra percezione e convincerci che siano stati risolti anche nel mondo reale e farci quindi abbassare la guardia. Si tratta di una battaglia che deve essere affrontata anche da chi non è vittima di queste tendenze (o magari ne è persino privilegiato), ma se queste persone non vivono le problematiche sulla propria pelle e non le percepiscono più come attuali, c’è il rischio di indebolire la presa di coscienza e il movimento intero.

In alcune delle sue opere ha utilizzato il software AI Midjourney, ritiene che dal punto di vista della prestazione generativa possa sostituire o affiancare strumenti di renderizzazione di immagini digitali? Crede che vi siano delle parti o funzionalità della piattaforma che necessitano di miglioramenti o cambiamenti radicali?

In futuro non escludo che Midjourney e altri software analoghi possano sostituirsi a molti strumenti, compresi quelli di renderizzazione. In certi momenti sembra che si tratti soltanto di pochi mesi o anni per evoluzioni strabilianti, ma a volte ho la sensazione che i tempi saranno più lunghi. Tornando a Midjourney, proprio in queste ore è uscita la versione 6 e, pare, che certe cose date per assodate non siano più così solide, come ad esempio la composizione del dataset dato in pasto all’intelligenza artificiale per l’apprendimento e il fatto che questo tenga traccia delle immagini, anche coperte dal diritto d’autore. Molte sono le polemiche riguardo il suo utilizzo, attualmente. Citando Il Nome della Rosa di Umberto Eco, concludo dicendo che “per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno”.

Sono numerosi, ad oggi, i pregiudizi riguardanti l’utilizzo autoriale dell’intelligenza artificiale. Questi nuovi strumenti faticano a normalizzarsi nell’ambito artistico, ha mai avuto problemi per il riconoscimento effettivo della paternità delle fotografie “artificiali”, per così dire?

Anche questa materia è ancora in fase di definizione e credo che occorrerà ancora tempo prima di avere norme a livello europeo, e non solo, che regolino questi aspetti, come il diritto d’autore. Quelle volte in cui mi è capitato di pubblicare le immagini generate con l’intelligenza artificiale sui giornali, come ad esempio sul settimanale Internazionale, non ho avuto alcun problema nel farmi riconoscere la paternità delle stesse e nel farmi retribuire per il mio apporto. Come spiegavo quando parlavo del progetto Broken Mirror, ottenere ogni immagine che lo compone ha richiesto migliaia di tentativi e nel complesso ho stimato circa 70 ore di lavoro al computer, nelle quali mi sono impegnato a immaginare e descrivere quali situazioni visive generare, a individuare dei riferimenti visivi, metaforici e simbolici che fossero utili al tema del progetto e, infine, quali risultati selezionare e quali scartare. Spesso il lavoro consisteva nel modificare, correggere e ritentare. A parer mio, se si ha un’idea o un messaggio da trasmettere e si usa lo strumento adatto per veicolarlo o per stimolare riflessioni, allora il tempo dedicatogli ha un valore, anche autoriale. Qualcuno vede nella rapidità del generare un’immagine con un’intelligenza artificiale l’assenza di questo valore. Scattare una fotografia è ancora più semplice e veloce, ma oggi quasi tutti riconoscono ad un progetto fotografico riuscito una complessità, una ricerca e una chiarezza di intenti che sono completamente slegati dalla rapidità del premere il tasto della fotocamera. In futuro mi aspetto che anche i progetti realizzati con questa nuova tecnologia, quelli riusciti intendo, vedranno riconosciuto l’aspetto autoriale.

In merito ai numerosi workshop, quali sono gli argomenti (legati certo allo sviluppo dell’intelligenza artificiale) che maggiormente tratta all’interno dei suoi incontri? Su quali problematiche o funzionalità intelligenti si sofferma maggiormente?

In generale svolgo corsi e workshop sul fotogiornalismo e sulla fotografia documentaria. Da quando abbiamo a che fare con i software generativi che sfruttano l’intelligenza artificiale, ho creato nuovi corsi che descrivono la differenza abissale di approccio e sviluppo di un progetto di fotografia documentaria da quello realizzato con l’intelligenza artificiale. Da qui approfondisco poi le possibili problematiche provocate dall’inevitabile convivenza di fotografie e immagini generare. Ragiono con gli studenti e insieme confrontiamo le nostre riflessioni su come la narrazione visiva possa essere compromessa oppure arricchita da questa nuova tecnologia. Porto e analizzo alcuni casi di studio molto interessanti avvenuti negli ultimi anni e in questi mesi. Non è raro che io stesso impari qualcosa dai miei studenti, in questi corsi dove ci interroghiamo sul futuro della realtà, su come questa potrà essere testimoniata, raccontata e, in certi casi, alterata.

Concludendo le chiedo se consiglierebbe ad un giovane artista/fotografo interessato alla sperimentazione fotografica, di tentare un approccio sperimentale all’AI, in modo da padroneggiare gli strumenti che a tutti gli effetti rappresentano forse il futuro della produzione artistica.

Ad un giovane che crea e lavora a livello visivo, consiglierei di sperimentare tutto, anche l’intelligenza artificiale. Se fosse alle prime armi, però, gli consiglierei di partire da un mezzo e un linguaggio ben definito, come la fotografia (ma non solo). Partire con l’intelligenza artificiale potrebbe risultare dispersivo: ha un potenziale così elevato da poter anche confondere e demoralizzare. Avere invece dei confini ben precisi, aiuta nel seguire il proprio percorso di crescita e, ad un certo punto, a varcare quei confini.