Personal

Best 9 Instagram 2024 by Filippo Venturi

Anche quest’anno, il mio Best 9 di Instagram – ovvero i post che hanno suscitato maggior interesse – rappresenta una sorta di diario visivo degli avvenimenti più significativi che mi hanno toccato direttamente nel corso di questo 2024!

Come lo scorso anno, 3 di queste fotografie riguardano l’alluvione che ha nuovamente colpito la Romagna. Sono immagini tratte dal mio reportage su Traversara, paese in provincia di Ravenna, inondato due volte a causa della rottura dell’argine del fiume Lamone.

C’è una foto proveniente dal mio reportage sulle proteste a Tbilisi, in Georgia, dove molti giovani si sono mobilitati per chiedere nuove elezioni dopo i brogli di ottobre, affrontando una dura repressione da parte della polizia.

C’è il mio ritratto allo scrittore Emmanuel Carrère, un interessante incontro a Tbilisi nella notte delle elezioni in Georgia, in ottobre.

C’è l’annuncio con cui il Cosmo Photo Fest ha comunicato il premio al mio progetto “Broken Mirror”, svolto con l’uso dell’intelligenza artificiale, che è poi stato esposto nel Festival.

C’è un’immagine che documenta l’allestimento espositivo del mio progetto “He looks like you”, su mio padre e mio figlio, presentato a Groningen nei Paesi Bassi, nell’ambito della mostra Pixel Perceptions: Into the Eye of AI, che ha radunato una selezione internazionale degli artisti visivi più interessanti che lavorano con l'intelligenza artificiale.

C’è la locandina del mio public talk su fotografia e intelligenza artificiale, tenuto al Planetario di Modena e organizzato dal Circolo Fotografico Colibrì.

Infine, c’è una fotografia scattata da Elisa durante il mio ricovero in ospedale, lo scorso giugno. Nell’immagine gioco e scherzo con Ulisse, fingendo di lanciare ragnatele come Spider-Man, per rassicurarlo sul mio stato di salute e sul mio spirito positivo :)

Incontrare Emmanuel Carrère a Tbilisi by Filippo Venturi

In questi giorni a Tbilisi sono successe diverse cose interessanti, incontri piacevoli, ma anche brutte notizie.

La cosa più imprevedibile, però, è stato passare alcune ore con Emmanuel Carrère: entrambi interessati alle sorti della Georgia. Condividendo molteplici caffè e chiacchierate con Monica Perosino :)

Qui un ritratto e una foto nella press room dove attendevamo notizie sui risultati elettorali, la notte di sabato 26 ottobre 2024.

Martin Parr, Short & Sweet by Filippo Venturi

Quando mi chiedono quali sono i miei fotografi preferiti o a cui mi ispiro, non lo cito spesso. Forse per le tematiche affrontate lo vedevo meno "alto" di altri. Sbagliavo in pieno.

È uno dei fotografi che più spesso mi viene in mente quando viaggio, quando vado al mare, quando mi ritrovo a un evento kitsch, quando osservo dei turisti e così via. Nel recente viaggio in Inghilterra lo "vedevo" a ogni angolo. La mia giocosa serie di fotografie "Inglesi infreddoliti che cercano di godersi l'estate" era un palese omaggio nei suoi confronti. Una simile influenza su di me è decisamente fuori dall'ordinario.

Tutto questo l'ho pensato mentre giravo per le sale del Museo Civico Archeologico di Bologna, visitando la mostra "Short & Sweet" di Martin Parr. Ho osservato e ascoltato con avidità, ben due volte, la proiezione della sua intervista con Roberta Valtorta. L'ho anche registrata col telefono (per poi scoprire che c'era la trascrizione testuale nel catalogo).

Scusami Martin, non mi dimenticherò più di citarti :)


When I am asked who my favourite photographers are or who inspire me, I don't often mention him. Perhaps because of the subjects he deals with, I see him as less ‘tall’ than others. I was completely wrong.

He is one of the photographers who most often comes to mind when I travel, when I go to the beach, when I find myself at a kitch event, when I observe tourists and so on. On the recent trip to England I ‘saw’ him on every corner. My playful series of photographs ‘chilly Brits trying to enjoy the summer’ was a blatant homage to him. Such an influence on me is definitely out of the ordinary.

All this occurred to me as I wandered the rooms of the Museo Civico Archeologico in Bologna, visiting Martin Parr's exhibition ‘Short & Sweet’. I watched and listened avidly, twice, to the screening of his interview with Roberta Valtorta. I even recorded it with my phone (only to discover that there was a text transcript in the catalogue).

Sorry Martin, I will never forget to mention you again :)

Two years later by Filippo Venturi

Due anni fa mi trovavo a Londra per i funerali della regina Elisabetta II. Nonostante non sia mai stato particolarmente interessato alla famiglia reale, nutro un forte legame con Londra, una città che amo e che ho visitato diverse volte. Sentivo il bisogno di essere lì in quei giorni di lutto, per vivere da vicino un momento storico.

Per oltre quattro giorni, Westminster Hall ha ospitato la camera ardente della regina, e una fila chilometrica di persone divideva in due la città per rendere omaggio, con attese anche superiori alle 24 ore.

Il giorno del funerale, il 19 settembre 2022, Londra si era fermata. Le strade erano deserte, il traffico bloccato, e nell'aria c'era un silenzio surreale, interrotto solo dal rumore delle sirene della polizia e dagli elicotteri che sorvolavano la città. Ho seguito la folla e sono arrivato a Hyde Park, dove erano stati allestiti dei maxi schermi per seguire la cerimonia. Non avevo interesse nel cercare di entrare a Westminster Abbey o di fotografare personalità varie. Mi interessavano le persone comuni e quell'enorme distesa verde era ricoperta da migliaia di uomini e donne in lutto. È stata davvero un’esperienza unica.

Dopo Fidel Castro ed Elisabetta II, mi sono chiesto se oggi esista un'altra figura pubblica in grado di suscitare una partecipazione emotiva e un senso di appartenenza così vaste. Ne dubito.


Two years ago I was in London for the funeral of Queen Elizabeth II. Although I have never been particularly interested in the royal family, I have a strong connection to London, a city I love and have visited several times. I felt the need to be there during those days of mourning, to experience a historic moment up close.

For more than four days, Westminster Hall hosted the Queen's funeral chamber, and a kilometre-long line of people divided the city in two to pay their respects, with waits of more than 24 hours.

On the day of the funeral, 19 September 2022, London had come to a standstill. The streets were deserted, the traffic stopped, and there was a surreal silence in the air, broken only by the sound of police sirens and helicopters flying over the city. I followed the crowd and arrived in Hyde Park, where giant screens had been set up to follow the ceremony. I had no interest in trying to get into Westminster Abbey or photographing various personalities. I was interested in ordinary people and that huge expanse of green was covered with thousands of mourning men and women. It was truly a unique experience.

After Fidel Castro and Elizabeth II, I wondered if there is another public figure today who can elicit such a vast emotional involvement and sense of belonging. I doubt it.

Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) by Filippo Venturi

Ho finalmente visto "Gli spiriti dell’isola" (The Banshees of Inisherin), un film di Martin McDonagh e, come sospettavo, devo riconoscere che è davvero notevole, come i precedenti del regista (In Bruges e Tre manifesti a Ebbing, Missouri).

Il film ha l'atmosfera di una pièce teatrale, con una narrazione intima che si svolge in pochi luoghi che si ripetono, incorniciati dagli splendidi paesaggi irlandesi, e con una grande cura della fotografia. Questo paese, che adoro e in cui sono stato diverse volte, fa da sfondo a una duratura amicizia fra due uomini che improvvisamente viene interrotta da uno dei due. Nel frattempo, di là dal mare, sulla terra ferma, risuonano i bombardamenti (siamo nel 1923).

Le dinamiche con cui questa amicizia si interrompe e si trasfoma in altro, possono sembrare una semplice metafora della guerra civile in corso ma, scavando più a fondo, accorgendosi anche di personaggi che sembrano secondari, emergono diverse stratificazioni narrative e figure enigmatiche che arricchiscono la trama, conferendole una certa complessità e interesse nell'interpretarne i significati, anche collegandosi a miti e leggende dell'Irlanda.

Colin Farrell, che di solito non mi è particolarmente simpatico, qui è magnifico, persino meglio di Brendan Gleeson, un attore che adoro.

Se dovessi trovare un difetto, direi che l'inizio potrebbe sembrare un po' ripetitivo, ma con un cast di questo calibro e una cura così meticolosa di ogni aspetto, è un dettaglio che si dimentica presto. Una volta che il film ingrana, è impossibile non lasciarsi coinvolgere e trasportare.

The Ghost Hunt of York by Filippo Venturi

York è rinomata per essere la città più infestata d'Europa e le sue affascinanti stradine medievali non fanno che amplificare questa atmosfera. Passeggiando tra questi antichi vicoli, ci si può imbattere in negozi unici, come The York Ghost Merchants, che catturano perfettamente l'essenza spettrale della città.

Qui si trova anche The Shambles (l'antica strada dei macellai), con i suoi edifici a graticcio che si sporgono sopra la testa dei passanti. Questa strada, che ha ispirato la famosa Diagon Alley di Harry Potter, è tanto incantevole quanto affollata. Ma se si ha la pazienza di attendere le 21, quando si svuota, sarà possibile godersela in solitudine, avvolti nel silenzio della notte.

Tra le esperienze che desideravo vivere c'era quella di seguire una delle note visite guidate, a tema fantasmi, che si svolgono dal tramonto in poi. Ho scelto "The Ghost Hunt of York", e all'ora stabilita mi sono ritrovato con una quarantina di altri partecipanti nei pressi del punto di ritrovo.

Qui, un uomo alto e magro, vestito di nero dalla testa ai piedi, cilindro compreso, è apparso con passo deciso e sguardo penetrante. Senza dire una parola, solo con un cenno, ci ha invitati a seguirlo e così è iniziata una narrazione suggestiva e, a tratti, esilarante di storie e leggende della città.

L'alternanza tra teatrali invocazioni ai fantasmi, effetti artigianali un po' kitsch, gag comiche e scenette ironiche con volontari presi dal pubblico ha fatto volare i novanta minuti della visita. Alla fine, ho avuto il tempo per un ritratto posato del misterioso uomo in nero, prima che svanisse nei vicoli bui da cui era emerso.


York is renowned for being the most haunted city in Europe and its charming medieval streets only amplify this atmosphere. Strolling through these ancient alleys, one can come across unique shops, such as The York Ghost Merchants, that perfectly capture the spooky essence of the city.

Here you will also find The Shambles (the old butchers' street), with its half-timbered buildings jutting above the heads of passers-by. This street, which inspired Harry Potter's famous Diagon Alley, is as charming as it is crowded. But if you have the patience to wait until 9pm, when it empties out, you can enjoy it in solitude, enveloped in the silence of the night.

Among the experiences I wanted to have was to follow one of the well-known ghost-themed guided tours that take place from dusk onwards. I chose 'The Ghost Hunt of York', and at the appointed time I found myself with about forty other participants near the meeting point.

Here, a tall, thin man, dressed in black from head to toe, including top hat, appeared with a determined step and a piercing gaze. Without saying a word, just nodding, he invited us to follow him and thus began an evocative and, at times, hilarious narration of stories and legends of the city.

The alternation of theatrical invocations to ghosts, slightly kitschy handicraft effects, comic gags and humorous skits with volunteers from the audience made the ninety-minute visit fly by. At the end, I had time for a posed portrait of the mysterious man in black, before he vanished into the dark alleys from which he had emerged.

I denti di Ulisse by Filippo Venturi

I was afraid to show him this plate of his teeth but I tried to explain it to him. After a few seconds, he had put it like this! I asked him to stay there a moment longer, to take a picture.

Ero timoroso nel mostrargli questa sua lastra ma ho provato a spiegargliela. Dopo pochi secondi, s'era messo così! Gli ho chiesto di restarci ancora un attimo, per fare una foto.

Nella rete by Filippo Venturi

Guidavo per le campagne coreane quando ho notato un pescatore intento a catturare pesci con una rete. Ho parcheggiato l'auto, siamo scesi e gli siamo andati incontro. Non parlavamo la stessa lingua ma vedendo la mia fotocamera ha capito che ero intenzionato a ritrarlo proprio lì, in mezzo al fiume. Cosa che mi ha concesso. Subito dopo, come colpito da una illuminazione, col movimento delle mani ci ha invitati in casa sua dove ci ha presentati una donna e un altro uomo. Nessuno capiva nessuno, ma si sono fatti ritrarre dentro e fuori casa mentre, intanto, allestivano una tavola per offrirci la cena.

Questo incontro mi ha vagamente ricordato il racconto Viewfinder, di uno dei miei scrittori preferiti. Rivedendo le fotografie, c'è qualcosa di più, un sapore cinematografico che permea i loro volti. In particolare, il ritratto davanti alla casa mi fa pensare a una locandina di un film, i cui personaggi sembrano adorabili.

Minolta XG1 by Filippo Venturi

Non ho mai visto mio padre usarla per scattare una fotografia (almeno da quando ho memoria), quindi il mio legame con la sua Minolta XG1 è sempre stato piuttosto freddo. Tolto il matrimonio dei miei genitori e il mio primo compleanno, la quasi totalità delle fotografie del mio passato, che possiedo, le ho scattate io da piccolo con una fotocamera che chiesi in regalo e con cui a volte mi facevo fotografare.

Quindi, quando è arrivato il momento in cui ho dovuto riordinare le cose accumulate da mio padre in una vita, ho inventariato e conservato la sua fotocamera senza tante cerimonie. Il dettaglio più dolce che ho scoperto in quei giorni è che nel suo negozio di modellismo conservava un minuscolo album consumato dove c'erano 6 fotografie che mi aveva fatto negli anni e in cui posavo con un cane. Una foto per ciascun cane che abbiamo avuto.

Qualche giorno fa ho ripescato la sua borsa fotografica dall'armadio e le ho concesso una seconda opportunità. Il non indifferente corredo di lenti lascia pensare a due ipotesi: forse ha comprato l'attrezzatura in blocco, magari in un gesto improvviso a cui non è seguito poi un interesse e un utilizzo concreto oppure, negli anni, ha selezionato le diverse lenti lasciando immaginare una certa volontà e passione.

Solo a questo punto ho fatto quello che molti avrebbero fatto anni prima. Ho controllato la presenza di rullini usati. Due rullini erano ancora chiusi nella propria confezione di cartoncino giallo. Un rullino da 24 era conservato nel tipico cilindretto nero di plastica. Impossibile stabilire se fosse stato usato o meno. Infine, ho notato che il contatore della Minolta era sul numero 16 e ho quindi riavvolto il rullino contenuto al suo interno.

Ho da poco portato gli ultimi due rullini a far sviluppare e ora ho dalle 0 alle 40 fotografie, di un passato lontano almeno 30 anni, da scoprire. Non resta che attendere per vedere.